Quale Lavoro?


L’obiettivo che ci proponiano di raggiungere è quello di
CERCARE e soprattutto TROVARE LAVORO, ma prima dobbiamo chiederci QUALE LAVORO, per orientare la nostra ricerca verso le aspettative e le potenzialità di ciascuno.

Dobbiamo quindi chiederci:
– qual è il nostro rapporto con il lavoro (con le regole, la disciplina, l’autorità, che valori professionali abbiamo? il lavoro rappresenta un mezzo o un fine? ecc.)
– quali sono le nostre inclinazioni, attitudini, interessi (cosa ci fa sentire realizzati in un lavoro?)
– qual è il nostro livello di preparazione e qualificazione (è aggiornato e porta un valore aggiunto all’azienda oppure no?)
– qual è la nostra capacità di relazionarci con gli altri (possediamo spirito di collaborazione o, al contrario, siamo competitivi? siamo inclini a condividere il nostro know-how? il confronto ci arricchisce? abbiamo capacità di mediazione in caso di contrasto o conflitti? ecc.)

Trovare lavoro significa fare self-marketing, “vendere” bene se stessi, evidenziando le proprie capacità ed esperienze che dobbiamo conoscere ed esplicitare efficacemente assieme alle nostre aspirazioni e caratteristiche, positive e negative. A questo scopo ci aiuta il Bilancio di Competenze (vedi la sezione corrispondente, “cos’è  il Bilancio di Competenze” e “Come redigere il proprio Bilancio di Competenze“) .

Pur riconoscendo che il momento attuale è estremamente complesso per la crisi economica e produttiva che lo contraddistingue e per i repentini e difficilmente prevedibili cambiamenti che vive, continuo a rilevare un atteggiamento apatico e rassegnato in coloro che sono alla ricerca di lavoro, giovani e non, arrivando addirittura a smettere di cercarlo (generando i cosiddetti NEET – not in education nor in employment or training – e gli “indisponibili”, spesso inconsapevoli di esserlo), presentandosi ai colloqui con atteggiamenti scoraggiati che certo non entusiasmano i selezionatori. A mio avviso un tipico esempio di profezia che si autoavvera: non c’è lavoro, non serve a niente che io lo cerchi, non trovo lavoro. Per questo mi ritrovo spesso a raccomandare quanti sono alla ricerca di un lavoro di alimentare la speranza di trovarlo e di credere in se stessi e nelle proprie capacità. Un atteggiamento positivo (autentico e profondo) fondamentale che descrivo nella sezione sul “Colloquio di selezione“.

Cosa rappresenta il lavoro?

Qui va analizzato il concetto di valori professionali: il lavoro può consentirci l’indipendenza economica, ci dà un’identità (positiva o insoddisfacente), ci consente (oppure no) di realizzarci, ci fa sentire parte di un gruppo, ecc. Cosa rappresenta per noi? A cosa diamo importanza in un lavoro?

Le ricerche IARD (istituto di ricerca specializzato nella condizione giovanile) rilevano che il lavoro è un aspetto importante per i giovani, ma non il più importante. Inoltre i giovani vedono come elementi prioritari del lavoro il reddito e la possibilità di esprimere le proprie capacità, mentre sembra non riscuotere molta importanza il rapporto con i colleghi, l’opportunità di accrescere le proprie competenze o il proprio status e l’opportunità di viaggiare (nota la difficoltà di trovare persone disposte a trasferte in quanto comprometterebbero di seguire altri piani/programmi extralavorativi)

LAVORARE significa impiegare energie fisiche ed intellettuali nell’esercizio di un’arte, un mestiere, una professione. Significa anche profondere impegno per raggiungere un risultato atteso entro un determinato periodo di tempo, in un dato ambiente e con gli strumenti necessari (attività finalizzata ad uno scopo).
Lavorare COSTA (energie, tempo, denaro ad esempio per aggiornarsi e spostarsi) e STANCA (fisicamente e psicologicamente) 

Nel nostro territorio le opportunità sono presenti soprattutto nel mondo delle piccole e micro imprese (con meno di 10 dipendenti) e nel settore terziario dei servizi (attività commerciali, trasporti, comunicazione e informatica ). Con le recenti riforme del lavoro sono oltre il 15% i lavoratori precari in Italia, a cui aggiungiamo l’11% di disoccupati-inoccupati. Più difficile è la stima dei sottoccupati, quanti lavorano poche ore al giorno o durante la settimana e con stipendi davvero modesti. Anche tra i professionisti che operano con incarico nei progetti pubblici, spesso laureati, la situazione non è certo rosea: per esperienza diretta, negli ultimi 10 anni c’è stato il dimezzamento dei compensi e la riduzione di ore assegnate per progetti simili in quanto le risorse destinate alle aree sociali ed educative sono sempre più esigue e i bandi pubblici vengono assegnazione al miglior offerente. 

Dobbiamo infine conoscere le caratteristiche dei diversi tipi di CONTRATTI DI LAVORO attualmente applicati (vedi sul sito www.cliclavoro.gov.it la sezione “Norme e Contratti” per un approfondimento

  • contratti a tempo indeterminato
  • contratti a tempo determinato
  • contratti di apprendistato
  • lavoro intermittente o a chiamata
  • contratto di lavoro occasionale (della durata massima di 30 giorni)
  • lavoro accessorio o con voucher
  • somministrazione di lavoro (sostituisce i precedenti contratti interinali – disciplinato dalla Legge 276/2003)
  • stage e tirocini (formazione e orientamento al lavoro )