Curriculum Efficace

Lo definisco un vero e proprio JOLLY, da giocare con intelligenza e buon senso, poiché è il primo (e spesso l’unico) modo in cui entriamo in contatto con un’azienda.

Ho letto diversi libri relativi su “Come scrivere il curriculum perfetto”, seguiti da quelli del tipo “Curriculum ridiculum”, manuali su cosa dire e cosa non dire, come dirlo e in quante parole, foto si foto no, ecc. Ho analizzato, valutato e realizzato centinaia di curriculum e su ciascuno c’è da riflettere e imparare. 

Una sola, a mio avviso, è la REGOLA: non esiste UN curriculum efficace, nessuna formula magica, ma esistono tanti curriculum quanti sono i soggetti, moltiplicati per le aziende a cui vengono inviati: ogni curriculum va “tagliato su misura” su di sé e poi, possibilmente, personalizzato per l’azienda/posizione a cui ci rivolgiamo (in relazione al profilo ricercato).

Occorre quindi valorizzare le proprie conoscenze, competenze ed esperienze in vista della candidatura per cui ci si propone (posizione aspirata) o dell’azienda a cui ci rivolgiamo (i valori professionali che predilige una multinazionale non sono gli stessi di una piccola azienda familiare) 

Un aspetto è fondamentale: la forma assume un’importanza rilevante:
leggibile, elegante, chiaro e sintetico (raramente un selezionatore dedica più di 30 secondi ad un curriculum e la sua prima impressione diviene rapidamente convincimento!!!).
Oggi è ampiamente richiesto il formato europeo, compilabile online sul sito EUROPASS
https://europass.cedefop.europa.eu/it/documents/curriculum-vitae
ma non limitatevi ad accettarne il risultato: verificatene la dimensione dei caratteri (solitamente troppo piccoli e quindi illeggibili, soprattutto per i selezionatori come me che hanno superato la cinquantina e senza occhiali non leggono neppure l’ora!!!) e ampliatelo o semplificatelo in modo da rendere la sua lettura più scorrevole e piacevole.
Ancora oggi molte piccole aziende prediligono un formato informale al modello Europass, a cui si accusa l’eccessiva strutturazione e l’utilizzo di termini estremamente “tecnici” (ad esempio “competenze digitali” per descrivere le conoscenze informatiche o il Quadro Comune Europeo per la classificazione delle competenze linguistiche) e invece non prevede informazioni significative come il luogo di nascita del soggetto (!!??))

Il Curriculum va redatto al computer utilizzando un software per l’elaborazione testi conosciuto (Word o Writer) con un carattere sobrio e leggibile (personalmente consiglio Book Antiqua 11 o 12, chiaro ed elegante), utilizzando margini e spaziature per renderlo più piacevole, dividendo il testo in paragrafi per dare maggior respiro alla lettura (attenzione alla carta o alla qualità della fotocopia)

Solo se espressamente richiesto va scritto a mano: ci sono selezionatori che si affidano alla grafologia per dedurre caratteristiche psicologiche e caratteriali dei candidati; ho seguito alcuni corsi di grafologia in passato e pur riconoscendo la validità va detto che l’analisi completa di una calligrafia richiede almeno 6 ore, motivo per cui si utilizza solo per particolari profili di elevato livello e responsabilità.
Più spesso viene chiesto di scrivere a mano la lettera di accompagnamento per valutare la modalità di espressione spontanea che questa dimostra.

Ovviamente è sul contenuto che gli esaminatori più preparati si soffermano maggiormente. E allora sarà sulla base del profilo del candidato “ideale” ricercato che verranno esaminati – o meglio, confrontati – i curriculum ricevuti.
Quindi, che si risponda ad un’inserzione o che venga inviata una candidatura spontanea, occorre poter dimostrare di essere “quel candidato ideale” e il proprio curriculum è lo strumento con cui si presentano le caratteristiche che corrispondono a quanto ricercato (per quel determinato ruolo e in quella determinata azienda).

Andranno riportati e valorizzati – se pertinenti alla posizione per cui ci candidiamo – gli aspetti del proprio passato formativo e lavorativo che sono idonei e interessanti per quella posizione.

Un utile esercizio consiste nel mettersi nei panni del selezionatore e chiedersi se, ricevendo la propria candidatura, vorremmo incontrare quel candidato. 

Se dobbiamo inviare il nostro CV per e-mail, realizziamo un file (in formato Word, Writer o meglio ancora in PDF) nominato “CV nome cognome”: sarà così subito identificabile e rintracciabile.
Evitiamo invece di allegare (se non espressamente richiesto) documenti, certificati, attestati e riconoscimenti vari.

Ultimamente è sempre più richiesto il Curriculum con la propria foto. Io consiglio di metterla sempre in quanto un’immagine aiuta a memorizzare meglio il documento (si tratta di un elemento visivo a cui il selezionatore assocerà le proprie considerazioni) ma raccomando di scegliere un’immagine recente, sobria, in cui sorridiamo – trasmette buonumore – ma evitiamo foto da profili social o in contesti non professionali (ricordatevi che i selezionatori guardano anche il profilo pubblico che il candidato ha pubblicato nei vari social network: tutto parla di noi, dobbiamo esserne ben consapevoli!!!) 

Nel curriculum possiamo distinguere alcune sezioni principali:

Dati Personali

  • Nome e Cognome (con carattere leggermente più grande o evidenziato in grassetto, evitando i titoli come Dott. Ing. ecc.),
  • luogo e data di nascita (con la cittadinanza se stranieri, nel qual caso va specificato anche il possesso del permesso di soggiorno, motivi e validità),
  • residenza ed eventuale domicilio se diverso,
  • recapiti telefonici (specificando, nell’ipotesi, gli orari in cui si è reperibili)
  • eventuale e-mail (per favore: evitiamo quelle con i nickname che utilizziamo per le chat!! E assicuriamoci di controllarla quotidianamente),
  • stato civile : è un dato sensibile che non viene previsto nel CV Europass, ma consiglio di inserirlo poiché comunica qual è il nostro carico familiare, inoltre è una questione che viene ugualmente affrontata in sede di colloquio. Suggerisco di aggiungere il numero e l’età dei figli ed eventualmente un cenno alla professione del coniuge. 
  • patente di guida e se si è automuniti (nel CV Europass lo troviamo nella parte finale)

 Esperienze formative

In questa sezione dobbiamo riportare il nostro percorso scolastico e formativo, riportando il titolo più elevato raggiunto (master seguito dalla laurea – specificando se triennale – e dal diploma di scuola superiore) indicando quando lo si è ottenuto (mese-anno), titolo conseguito, ente di formazione, eventuale durata degli studi, la votazione (se è stata molto elevata), eventuali corsi di formazione (se rilevanti per l’acquisizione di competenze tecniche e/o trasversali) 

Competenze linguistiche e informatiche

Oggi vengono specificate a parte proprio per l’importanza che hanno acquisito nel lavoro e come discriminante all’interno dei profili dei candidati.

Si riportano le lingue straniere conosciute, indicando il livello di conoscenza per lo scritto e per l’orale (con termini comprensibili come: scolastico o elementare, sufficiente, discreto, buono, ottimo, madrelingua – oppure utilizzando la Classificazione Europea A1, A2, B1, B2, C1, C2), eventuali corsi frequentati (specificando la durata, la sede ed eventuale valutazione finale) e se si sono conseguite certificazioni internazionali (TOEFL, First Certificate, ecc.).

Per quanto riguarda l’informatica si riportano i programmi conosciuti e il livello di conoscenza, segnalando eventuali conseguimenti di titoli (ad es. la patente informatica ECDL)

Esperienze professionali

Questa è la parte del curriculum a cui viene dato maggior rilievo – va riportata subito dopo la sezione dati personali – in quanto dalle nostre esperienze professionali il selezionatore cercherà di valutare quali sono le nostre competenze tecniche (legate alle mansioni operative) deducendo le competenze trasversali che possediamo (la capacità di lavorare in gruppo, doti di mediazione e negoziazione, capacità organizzative e di autonomia, leadership, capacità comunicative e di adattamento, ecc.).

La prima regola da rispettare è quella di non mentire: un buon curriculum professionale aumenta notevolmente le possibilità di ottenere un colloquio, ma bluffare non porta lontano (lasciamo alla cinematografia certe fantasie di onnipotenza).

Purtroppo capita spesso l’opposto: molti candidati non sono in grado di presentare in maniera interessante le loro esperienze, motivo per cui raccomando, prima di redigere il proprio curriculum, di ripercorrere la propria carriera soffermandosi sulle competenze apprese e sul contributo che si è stati in grado di dare .

Non cadiamo nella tentazione di raccontare tutte le esperienze, specie quelle molto brevi e di scarso rilievo professionale, ma concentriamo l’attenzione su quegli incarichi che ci hanno trasmesso delle competenze importanti, soprattutto se coerenti con la mansione per cui ci candidiamo.
Inoltre cerchiamo di dare alla nostra storia professionale una certa
coerenza. Evitiamo assolutamente di riportare opinioni personali sull’organizzazione in cui abbiamo lavorato in passato.

Vale la regola di esporre la propria storia professionale in senso cronologico (dalla più recente alla più remota, vale lo stesso per l’esposizione della nostra storia formativa con eccezione per i titoli di studio che vengono citati per primi) dedicando poche righe a ciascuna esperienza, riportando il periodo di occupazione, presso quale azienda e in quale settore operava (Pinco Pallo Snc non la conoscono tutti!!! Diverso è scrivere Pinco Pallo Snc di Verona, Impresa Edile Artigiana), tipo di inquadramento e mansioni svolte. Questi sono i campi in cui il CV europeo è troppo formale e ridondante. Semplifichiamolo.

esempio
Periodo: gennaio 2005- marzo 2006
Nome Azienda / località / settore :
Azienda X di Verona – produzione di materiale plastico
Principali mansioni e responsabilità:
Impiegato amministrativo 4^ liv. con mansioni di gestione contabilità fornitori e tenuta cassa, operando alle dirette dipendenze del direttore amministrativo

Un selezionatore cercherà di ricostruire la nostra storia e coglierà eventuali periodi di inattività che vorrà indagare; per questo cerchiamo di avere ben chiara la nostra storia cronologica in modo da poter contestualizzare i passaggi da un lavoro all’altro e i periodi di inattività (malattia, soggiorno all’estero, corsi di formazione, maternità, ecc.).
Il CV racconta la nostra storia e non è concepibile avere vuoti di memoria, non ricordare cosa abbiamo fatto o come si è svolto un determinato lavoro. Prepariamoci ad esporre ogni suo aspetto in maniera coerente e comprensibile.

Può capitare che si sia svolto un lavoro non in regola e per questo motivo non si ritenga opportuno riportarlo nel curriculum.
Se però quell’attività è stata significativa per acquisire competenze rilevanti per la candidatura, riportiamola nei contenuti senza citare il nome dell’azienda (personalmente ho lavorato 6 anni nell’attività commerciale di famiglia e la riporto nel mio curriculum perchè lì ci sono le basi e le ragioni di molte mie scelte future, inoltre non potrei spiegare diversamente i 2 anni e mezzo successivi al diploma)

Nel caso di tirocinistage formativi – menzioniamo quelli che abbiamo svolto per un periodo di tempo significativo (almeno un mese), specificando quali sono state le mansioni effettivamente svolte e le competenze acquisite 

Osservazioni

Io suggerisco di inserire quest’ultima sezione in quanto possiamo raccontare qualcosa di noi che è significativo. Nella fase di selezione si pone sempre più attenzione al candidato nel suo complesso, non solo quindi al suo ambito professionale ma anche personale e sociale, che rivelano le sue caratteristiche più profonde e stabili – anche in previsione della valutazione del potenziale e di un piano di carriera – e i suoi valori.

Se da un lato la normativa prevede che un candidato debba essere valutato unicamente sulla base di requisiti professionali senza alcuna discriminazione e rispettando le pari opportunità – senz’altro vero per i concorsi pubblici – come possiamo pensare che l’età, il sesso, la cultura di provenienza, ma soprattutto la storia e la personalità di ciascuno possano essere ignorate in fase di selezione nell’impresa privata?
Dove ci sono esseri umani c’è psicologia, quindi aspetti cognitivi ma anche emotivi e comportamentali; non solo, il mondo conscio e razionale è solo l’aspetto visibile di ciascuno di noi ma esiste un mondo inconscio e irrazionale, ben più grande, che esercita un’influenza determinante sui comportamenti di ciascuno di noi.

Personalmente lascio la concezione di homo economicus a coloro che in questi assunti si sentono al sicuro, mentre cerco di riconoscere e considerare la complessità dei fattori che intervengono in ogni situazione di interazione (un colloquio, la semplice compresenza di due individui in un ufficio, la lettura di un curriculum in cui l’altro si ritrae in quelle righe, ecc.)

Ecco, allora, come possiamo utilizzare positivamente questo aspetto giudicante della psiche umana: è il momento di descrivere brevemente, con un paio di aggettivi, il nostro carattere, le nostre caratteristiche più salienti che possono essere meglio espresse in ambito lavorativo e quali aspirazioni abbiamo.

Anche gli hobby possono trovare una loro collocazione, quando dicono qualcosa di noi che può interessare l’interlocutore e che non vengano comunque malinterpretati a nostro danno (ad es. legge, viaggia molto, ama ballare…. Ma quando lavora???). Ad es. chi pratica sport a livello agonistico dimostra determinazione, spirito di sacrificio e impegno notevoli, uno sport di squadra richiede capacità di collaborare in gruppo, suonare uno strumento (non il semplice ascoltare musica) indica doti espressive e capacità di concentrazione peculiari, partecipare ad attività di volontariato denota altruismo, elevato interesse sociale e valori di solidarietà, la lettura (magari specificando il genere preferito) o partecipare a mostre e convegni rivela curiosità intellettuale e apertura mentale.
Ogni cosa che diremo di noi genererà nella testa del selezionatore una ipotesi su che tipo di persona siamo (ipotesi influenzata inevitabilmente dalla sua esperienza, dalla sua personalità e dai suoi pregiudizi)

In questa sezione possiamo specificare, se il tipo di lavoro a cui aspiriamo lo prevede, la nostra disponibilità a trasferimenti o a spostamenti.

Chiudiamo con l’autorizzazione, firmata, a utilizzare i dati personali contenuti ai sensi della legge 196/2003 (Privacy) 

Nella lettera di accompagnamento o di presentazione, evidenzieremo quanto si presume possa maggiormente interessare il nostro interlocutore (il responsabile della selezione di quella particolare azienda), sempre prestando attenzione a contenuto, forma e stile (scrivere in prima persona e senza errori)

Se rispondiamo ad un’inserzione, citiamo il riferimento della stessa nell’ Oggetto:

La stesura di una lettera di accompagnamento suggerisce di informarsi preventivamente sull’azienda a cui ci rivolgiamo (a meno che non rispondiamo ad annunci in cui non compare il nome dell’azienda), cercando di comprendere a che settore appartiene, a quale mercato si rivolge, qual è la sua composizione, i prodotti che produce, le strategie che adotta, i principali concorrenti, numero di dipendenti, fatturato, organigramma, ecc.
Possiamo cercare queste informazioni su Internet (oggi le aziende hanno un loro sito istituzionale in cui riportano molte informazioni), alla Camera di Commercio, negli annuari Kompass, nelle Guide Monaci, ecc.
Queste informazioni possono farci sorgere delle domande che, poste in fase di colloquio, evidenzieranno il nostro profilo dimostrando curiosità e interesse.
Inoltre occorre aver ben chiaro in cosa consiste la posizione o il ruolo per cui ci candidiamo (di cosa ci occuperemo, quali sono gli obiettivi, quali sono le attività e responsabilità previste, con chi lavoreremo e con chi interagiremo, ecc)

Attenzione a non dilungarsi nel sottolineare quali contributi potremmo dare all’azienda nel caso fossimo assunti in quanto è facile cadere nella presunzione e dare un messaggio implicito sbagliato (lasciamo questo tipo di autopromozione ai megadirettori che, passando da una multinazionale all’altra, elencano come propri meriti incrementi di fatturato vertiginosi!!!)

Quindi, in circa 15 righe, riporteremo:
– chi siamo e perché stiamo scrivendo
– perché dovrebbero prendere in considerazione la nostra candidatura (motivazione, obiettivi, punti di forza e caratteristiche)
– ringraziamenti e saluti

Rileggiamo (e soprattutto facciamo leggere ad altri) sia la lettera che il curriculum, per correggere eventuali errori o frasi poco comprensibili (ricorderò sempre il mio “distinti salti” riportato a chiusura di una importante lettera).

Lo stile deve essere chiaro e semplice (gli elementi che secondo me producono eleganza), evitando forme artificiose o da burocrati, ossequiosi servilismi o irritanti suppliche: dimostriamo equilibrio e una buona autostima anche nel modo in cui ci candidiamo o diamo la nostra disponibilità ad un colloquio.